La battaglia cominciò il 28 ottobre e durò con sempre maggiore accanimento un'intera settimana. La Legione Accademica, i corpi volontari, la Guardia Nazionale contendevano passo a passo il terreno. La resistenza accresceva la ferocia nei soldati.
In testa agli assalitori marciava il reggimento Latour colle bandiere abbrunate, significando di voler vendicare il trucidato suo comandante.
Il 28 e il 29 ottobre la lotta fu fierissima; i sobborghi erano tutti perduti; gl'insorti non avevano più munizioni. Il Consiglio municipale si decise alla resa.
Il 30 ottobre le truppe entrarono nella città da tutte le parti. Ma verso le due una vedetta scorse dalla torre di Santo Stefano un polverìo in direzione dell'Ungaria.
- «Vengono gli ungaresi!» fu la parola che, come un baleno, corse per tutta la città.
Fu rotta immantinente la convenzione, riprese le armi ch'erano già state consegnate e deposte negli arsenali, e la città fu di nuovo in potere degli insorti. Ma l'illusione fu breve.
Gli ungaresi venivano infatti, ma erano, i più, soldati novizii e non in gran numero; assaliti da tutto l'esercito croato e dalle truppe austriache, dopo aver subìto molte perdite, fuggirono a Presburgo.
Vienna per molti giorni offerse uno spettacolo doloroso e orribile. Nei sobborghi molte case in fiamme; dappertutto pozze di sangue e cadaveri, non soltanto di combattenti, ma di donne e di fanciulli, stati uccisi nelle braccia dei mariti e dei padri.
Finito il saccheggio, a cui i croati furono liberi di abbandonarsi, cominciò l'opera sua il giudizio statario.
| |
Legione Accademica Guardia Nazionale Latour Consiglio Santo Stefano Ungaria Presburgo
|