Questo però si limitò a proclamare la Costituzione di Francoforte. Emigrati, radicali d'altre parti di Germania e polacchi corsero ad appoggiare quest'ultimo tentativo del rivoluzionarismo tedesco. Vani sforzi.
Truppe prussiane e imperiali assalirono il 14 giugno da più parti gli insorti, che dopo uno sfortunato scontro a Wagherïs dovettero ritirarsi, riparando nella fortezza di Rastatt.
Là assediati, resistettero una settimana; ma infine, per difetto di viveri e munizioni, dovettero arrendersi a discrezione.
Il granducato di Baden, posto in stato d'assedio, rimase occupato per lungo tempo dalle truppe prussiane.
Nel Würtemberg, furono parimenti truppe prussiane, giunte in tempo in buon numero, che prevennero lo scoppio d'una insurrezione repubblicana.
L'ASSEMBLEA NAZIONALE DI FRANCOFORTE.
Lo spirito di libertà, che scoppiò impetuoso, a cominciare dal marzo, da un capo all'altro di Germania, fece pur sentire il bisogno dell'unità.
Fu dal ducato di Baden, da questo centro fin allora di agitazioni democratiche, che partì il primo appello per un Parlamento tedesco; e poche settimane dopo l'Assemblea che doveva surrogare l'opera dell'antica Dieta, come rappresentanza, non più dei governi, ma delle popolazioni, era riunita a Francoforte.
«Fu una delle ore più solenni della storia tedesca» scrive uno storico imperialista «quando il 18 maggio i rappresentanti della nazione, eletti spontaneamente e liberamente, al suono delle campane, al rimbombo dei cannoni, ed in mezzo alla folla giubilante, dal Rëmer, palazzo municipale di Francoforte, si recarono alla chiesa di San Paolo: l'abitante dell'Ilolstein camminava accanto al figlio dell'Argovia, quello del Palatinato avanti all'inviato della Slesia, il rappresentante della Franconia al lato del Tirolese.
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