L'unità accentratrice della Francia, imitata stolidamente in Italia, fu invece per molto tempo ostacolo, non ostante le molte rivoluzioni, alle libertà locali e al benessere delle popolazioni.
L'Assemblea nazionale decise solo che le Costituzioni dei singoli Stati non potessero in nessun punto contraddire ai principî stabiliti nella Costituzione, che l'Assemblea avrebbe votato per tutto il popolo tedesco.
I principî stabiliti nella Costituzione federale, che, dopo tre mesi di discussione, fu votata in prima lettura il 30 ottobre, erano calcati su quelli della Costituzione belga: eguaglianza davanti alla legge, indipendenza della Giustizia, autonomia dei Comuni, rappresentanza del popolo in ogni Stato, libertà di stampa, d'associazione, di culto e di insegnamento.
Fin dal principio dei suoi lavori l'Assemblea aveva pensato all'organizzazione d'un potere federale provvisorio, e fu decisa la nomina di un Vicario dell'impero, come capo del potere esecutivo, e fu eletto a tal posto l'Arciduca Giovanni d'Austria, a quel tempo assai popolare in tutta la Germania.
Sorta la contesa fra i partigiani d'una piccola Germania, con esclusione dell'Austria e della Prussia, cioè costituita da Stati formati da sole popolazioni tedesche, e i fautori d'una grande Germania, prevalsero i secondi, i quali proclamarono il principio, che fin dove si parla lingua tedesca ivi dovesse estendersi l'impero germanico. Era un'avviso alla Francia, circa l'Alsazia e una parte della Lorena; ma il principio della sovranità territoriale, emanante dalla lingua parlata, era da quei supernazionalisti violato, quando pretendevano legittimare e difendere i possedimenti dell'Austria in Italia.
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