Qui, come a Vienna e a Parigi nelle ultime sollevazioni, si vide la gran differenza che corre fra le insurrezioni, che i diritti e la coscienza di tutto un popolo e gli stessi interessi della civiltà giustificano, e quelle invece che sono il prodotto di un malinteso orgoglio nazionale, o del fanatismo di setta, o dell'odio di classe, o di un subitaneo impulso della parte meno educata della popolazione, sedotta da tribuni, a cui la passione di parte fa velo al giudizio. Nelle prime predominano i sentimenti più elevati, e sono solitamente immuni da eccessi; nelle altre, invece, condannate fin dal principio a inevitabili sconfitte, la brutalità e la ferocia accompagnano o seguono quasi sempre atti di grande coraggio, con grave danno della causa per cui era avvenuta la lotta.
La rivolta nazionalista di Francoforte era stata fatta contro l'Assemblea, ma la sinistra ne portò la pena, col vedere menomata da quel giorno la sua influenza, perchè, avendo essa proclamato il principio della sovranità nazionale, fu creduta responsabile delle violenze della plebe.
L'autorità stessa dell'Assemblea nazionale scemò mano mano che nei diversi Stati di Germania la reazione riprendeva vigore.
I sovrani degli Stati piccoli e medii di Germania non avevano nessun gusto per un'Assemblea, che aveva il mandato di fissare i limiti della loro autorità. Il re di Prussia la voleva in vita, soltanto a patto e col pensiero di esserne egli il capo; lo stesso pensiero guidava il governo austriaco.
Dopo lotte vivissime il partito prussiano vinse nell'Assemblea.
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