Quasi tutti erano cristiani, non solo di nome e pel battesimo ricevuto, ma di anima e di pensiero, che credevano venuto il tempo, anche pei governi, di obbedire alla legge di Cristo, che fu da lui insegnata non per gli individui soltanto, ma anche pei popoli.
Erano tutti inscritti alle società britanniche per la pace, e nei molti meetings che, seguendo l'esempio dei loro compagni degli Stati Uniti, avevano tenuto negli ultimi anni, avevano veduto le loro idee di pace e di arbitrato accolte con grande fervore così dal popolo come dalle classi colte.
Temevano del continente, dove i sempre numerosi eserciti permanenti erano l'appoggio principale dei governi, e dove le moltitudini erano indifferenti o tenute forzatamente estranee alla politica.
Ma quando sentirono il titanico sollevamento dei popoli, che nei primi mesi dell'anno fece traballare sulle loro basi tutti i troni d'Europa, e udirono che alle voci di indipendenza e di libertà si univa dovunque il grido di fratellanza e di pace, quei pionieri della pace concepirono la speranza che le loro idee potessero trovare più pronta fecondazione là appunto dove il terreno pareva più refrattario. Avevano accolto le parole del celebre manifesto di Lamartine, inneggianti alla libertà e alla pace dei popoli, come espressione dei sentimenti di tutto il popolo francese; e nell'appello del Governo provvisorio di Lombardia "Alle Nazioni d'Europa", che diceva: "Forse non è lontano il giorno in cui tutti i popoli, disdetti i vecchi rancori, si raccoglieranno sotto il vessillo dell'universale fratellanza" ch'era stato rivolto ai Governi, come una voce nel deserto, avevano veduto un incoraggiamento e un plauso al loro apostolato.
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