Poco dopo il presidente, parlò il deputato dell'Assemblea Nazionale di Francia Francesco Bouvet. Questi avrebbe voluto che nel preambolo posto in testa alla Costituzione della Repubblica francese, che si stava in quei giorni discutendo, ci fosse il voto augurale di vedere un giorno stabilita una giurisdizione internazionale per sostituire la guerra, giudicare le vertenze che nascerebbero fra gli Stati, garantire i trattati e regolare i grandi movimenti dello spirito umano nel senso della moralità e del benessere delle società. Questa sua idea fu respinta dai suoi colleghi come utopistica; ma poichè in quel medesimo preambolo era detto che la giovine Repubblica intendeva conservare l'iniziativa della civiltà nel mondo, il deputato Bouvet serbava ancora la speranza che l'Assemblea francese, prima del voto definitivo di tutta la Costituzione, avrebbe accolto la sua proposta.
«Per essere un organo avanzato della civiltà (egli disse nel suo discorso al Congresso) non basta volerlo; bisogna altresì essere in possesso di una di quelle idee madri, che partecipano alla cosmogonia generale, bisogna avere una dottrina o una formola che risponda non solamente all'interesse dei cittadini nella patria, ma anche all'interesse delle nazioni nel mondo; bisogna in una parola mostrare che si ha per iscopo un grande interesse di umanità.»
Nobili parole e idea giustissima, che dovrebbe meditare e far propria la nuova Repubblica francese come qualsiasi nazione che abbia la bella ambizione di essere iniziatrice e guida agli altri popoli nella via delle civiltà.
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