«Io sono membro (disse) della Camera dei Comuni da oltre vent'anni, e posso affermare che l'immensa maggioranza del parlamento britannico è favorevole alla pace. Io non aveva l'intenzione di prendere la parola in quest'occasione, ma dopo il discorso del sig. Bouvet, l'eloquente rappresentante del Parlamento francese, ho creduto mio dovere parlare in nome dei miei colleghi del Parlamento britannico. Io dichiaro qui che la nazione inglese desidera sinceramente il progresso e la prosperità della Francia (vivi applausi). Per conto mio, ho sempre riguardata la prosperità della Francia come intimamente legata a quella dell'Inghilterra, contro tutte le vecchie assurdità che facevano consistere la felicità d'una nazione nell'abbassamento della sua rivale! È interesse, direi quasi un dovere, di tutti i popoli di desiderare la prosperità degli altri popoli, loro fratelli. Questi sentimenti ch'io esprimo in nome dell'Inghilterra la Francia, non ne dubito, li prova del pari.
«Questo è il primo giorno d'un gran trionfo. La nostra missione sarà vittoriosa, perchè la felicità dell'uomo ne è lo scopo, e la legge di Dio ne fa un dovere.»
Terminato questo discorso fra gli applausi, Bouvet si alzò, e fra le acclamazioni dell'assemblea, strinse fortemente la mano ad Ewart. Si sarebbero dette la Francia e l'Inghilterra, che, ripudiando vecchie e stupide gelosie, si davano l'una e l'altra, nelle persone dei due, loro rappresentanti, un pegno di fraterna amicizia.
Parecchi oratori avevano più o meno deviato dal tema da discutersi, ch'era la iniquità e la inutilità della guerra; fu un altro inglese, già membro del Parlamento, J. S. Buckingham, che vi richiamò il Congresso:
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