La fede che opera è sola sincera. Che importa che ci consideriamo come cristiani, se non obbediamo ai precetti d'amore e di pace, che risuonarono dal Calvario per la salute e la felicità degli uomini?»
È la medesima idea che da una ventina d'anni con calore di vero apostolo e con logica stringentissima propugna in tutti i suoi libri e nelle sue lettere Leone Tolstoi, il quale ha avuto nei quaqueri d'Inghilterra e d'America i suoi precursori, e forse i suoi inspiratori.
Questa fede nella efficacia dell'idea cristiana il sig. Ramon de la Sagra, sebbene appartenente al paese più cattolico del mondo, non l'aveva.
«L'umanità (egli disse) ha vissuto fino ad oggi sotto l'impero della forza, e l'umanità non può essere condannata dall'opinione di alcuni individui. Perchè questa dominazione della forza è stata necessaria? Perchè essa sola dà le garanzie all'ordine sociale, perchè occorre la forza per farsi obbedire».
Le conclusioni di questo apologista della forza furono degne delle premesse. L'arbitrato è impossibile, perchè sarebbe senza sanzione, a meno che si appoggiasse sulla forza brutale; l'abolizione degli eserciti sarebbe a tutto danno dell'ordine sociale; un Congresso europeo o mondiale per regolare, conformemente a giustizia, i rapporti delle nazioni, sarebbe «impossibile, assurdo, e se mai, per una coincidenza di circostanze, un Congresso europeo o umanitario potesse aver luogo, sarebbe la sorgente della più terribile delle anarchie».
Come è facile immaginare, i congressisti convinti della verità e della giustizia dell'idea che li animava, non ebbero difficoltà a rispondere alle sentenze superbamente pessimiste dell'oratore spagnuolo.
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