Russell, e più eloquente di tutti Henry Vincent, di Londra.
«È l'opinione pubblica (egli disse) impregnata delle sante verità del cristianesimo, armata delle conquiste della scienza, ed emanante dal glorioso perfezionamento dell'intelligenza umana, basata sull'eterna giustizia, che ucciderà la guerra....
«Il disarmo! Noi faremo risuonare questa parola alle orecchie delle popolazioni sofferenti, degli artigiani, degli industriali, dei commercianti che soccombono sotto il peso delle imposte, assorbite dal mantenimento d'una moltitudine improduttiva».
E ben prevedendo che, non ostante i voti di tutti i Congressi, difficilmente il mondo assisterà a un disarmo simultaneo e generale, ripose le sue speranze in quella nazione che ne avrebbe preso l'iniziativa: «il suo nome sarà tramandato alla posterità come quello del primo popolo che abbia compreso la missione dell'umanità».
Come italiani non possiamo passare sotto silenzio il discorso del signor Bertinatti di Torino, il quale con soda dottrina accompagnata da molto senso pratico, trattò del Congresso delle nazioni e del Codice internazionale, che ne dovrebbe uscire.
Che un simile Congresso sia tutt'altro che un sogno, lo dimostrò ricordando alcuni di quelli già avvenuti per regolare le cose d'Europa. È vero che in quei Congressi gli interessi dei popoli furono quasi sempre sacrificati; perciò augurava che i delegati al desiderato Congresso delle nazioni fossero cultori di filosofia e giureconsulti, e dovessero essere rappresentanti della maggioranza collettiva del popolo, e indicava come modello i giudici dell'Alta Corte federale degli Stati Uniti.
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