Circa il Codice del nuovo diritto internazionale, ne indicava le prime linee nei progetti di Emanuele Kant e di Geremia Bentham, dei quali dava una succinta analisi.
Vedeva infine il miglior sistema d'equilibrio nel diritto d'ogni, popolo a governarsi in virtù della sua propria autonomia, tutti uniti fra loro coi legami d'una Confederazione
«fondata sulla giustizia e sulla fratellanza».
E aggiungeva:
«La libertà commerciale, che è destinata a fare il giro del mondo, non potrebbe agire tutta sola, senza addurre al suo seguito la confederazione politica di tutti i popoli. L'una e l'altra si tengono come due sorelle, e devono necessariamente o vivere d'una medesima vita, o perire se non il medesimo giorno, almeno a poca distanza l'una dall'altra».
Pur troppo fu profeta, poichè vediamo anche oggi nel protezionismo doganale uno dei maggiori ostacoli alla libera unione dei popoli.
L'oratore torinese terminò il suo discorso dicendo che il giorno in cui Lamartine rivolse all'Europa la celebre circolare, fu posta la prima pietra,
«da cui sorgerà tosto o tardi il Congresso europeo, che risponderà, se non a tutte, almeno ad una gran parte delle nostre speranze, e che procurerà ai nostri sforzi e ai nostri desiderî la loro realizzazione».
Nell'attesa del Congresso delle nazioni, di cui non si vedeva in alcun paese l'araldo destinato a darne l'annuncio ufficiale, i congressisti di Bruxelles si attaccarono all'arbitrato, che aveva fatto buona prova più volte, pur nello stato ex lege in cui le nazioni si trovano di fronte le une alle altre.
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