L'arbitrato, disse uno degli oratori, stringerebbe i legami di amicizia fra i popoli, darebbe a poco a poco alle relazioni internazionali norme giuridiche autorevoli e precise, sarebbe infine il miglior preliminare a un Congresso delle nazioni.
Amantissimi della pace, non erano però arrivati quei congressisti, se si tien conto dei discorsi che furono là pronunciati, fino a far getto del sentimento di patria e dei diritti di nazionalità.
Già abbiamo veduto come il Vischers nel discorso di apertura del Congresso giungesse perfino a rimandare al compimento di tutte le nazionalità, la fine dello spirito di conquista e di dominazione, da cui le guerre derivano.
La migliore difesa del principio di nazionalità fu fatta nel Congresso dal sig. Alvin, direttore dell'istruzione pubblica del Belgio.
«Le nazioni (egli disse) nascono come i frutti dalla terra; esse sono radicate nel suolo, o risultano da tutte le circostanze locali.
«È impossibile ammettere che un sistema che darebbe a tutti gli Stati una regola per terminare le loro vertenze, e un tribunale supremo per applicare questa regola, è impossibile ammettere che questo sistema distruggerebbe le nazionalità. Noi abbiamo esempî di nazionalità conservate nei più tristi momenti, sotto l'oppressione».
Non nominò, ma il pensiero di tutti poteva correre in quel momento all'Italia, all'Ungaria, alla Polonia.
«E voi vorreste che questo sentimento venisse a mancare quando la pace regnasse? Forse la pace mi potrà impedire di amare la mia patria, la mia famiglia?
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