All'opposto, la pace dovrà affezionarmi sempre più al mio suolo».
Gli applausi che salutarono questo discorso provano che l'oratore aveva interpretato il sentimento di tutta l'adunanza.
Terminati i lavori del Congresso, l'ufficio di presidenza fu incaricato della nomina di un Comitato che dovesse occuparsi della convocazione, in luogo ed epoca da determinarsi, di un nuovo Congresso. È quello che un anno dopo si riunì a Parigi sotto la presidenza di Victor Hugo, e a cui intervennero parecchi dei congressisti di Bruxelles.
Nel momento di separarsi, quei precursori di un mondo migliore sentirono - legittimo compiacimento - di avere, nelle idee svolte nel Congresso e nelle deliberazioni votate, tracciata la via ai governi civili e agli uomini di buona volontà d'ogni parte del mondo, che condurrà alla cessazione degli umani macelli delle guerre e all'estinzione dello spirito di violenza.
Dissero a sè stessi che un'êra nuova di civiltà vera spuntava nel mondo, e si sentivano orgogliosi di esserne stati gli annunciatori.
Il pensiero di tutti veniva riassunto dal presidente Vischers nelle parole di commiato ai congressisti, colle quali chiuse il Congresso:
«La presenza solenne degli apostoli della pace nella nostra città è un avvenimento al quale le nostre popolazioni si sono vivamente interessate. Io ne prendo atto, e dico che la prima pietra del tempio della Pace è stata posta in Bruxelles da Voi!».
Avvenimento grandioso, e umanissimo augurio, che non potevano mancare nell'anno delle grandi lotte per l'indipendenza e la libertà dei popoli.
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