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      Nessuna maggior fortuna poteva toccare al vecchio Radetsky del ricevere cotale denuncia, egli che doveva conoscere le condizioni non buone del rinnovato esercito piemontese e la nessuna temibilità di chi lo comandava.
      Contro il parere dei più competenti che suggerivano come base di operazione la destra del Po, il generale Chzarnowski, messosi in mente che Radetzky avrebbe ripetuto il suo piano del 1848 andando nel quadrilatero ad attendere l'esercito assalitore, o che gli sarebbe venuto incontro per la via più diretta, prese per base delle sue operazioni il Ticino.
      L'esercito piemontese ammontava, come s'è detto, a circa 90,000 uomini; una forza press'a poco eguale aveva l'esercito austriaco. Dimenticando che una delle cause principali della rotta di Custoza era stata la linea troppo estesa dell'esercito, per cui neppure una metà potè prendere parte alla battaglia, Chzarnowski, ripetè, anzi raddoppiò il medesimo errore, distendendo le sue truppe su di una fronte, cosa da non credersi, che misurava circa 200 chilometri, da Sesto Calende a Sarzana.
      Nella supposizione che il nemico, se si fosse deciso ad assalire, sarebbe venuto da Magenta, dispose qui, tra Vigevano e Novara, e di rimpetto al ponte di Boffalora, il nerbo delle sue truppe.
      Soltanto poco più di sei mila uomini della divisione lombarda dovevano custodire il passo della Cava, tra il Ticino e il Po, nel caso, non creduto probabile dallo Chzarnowski, che il nemico avesse voluto fare una punta da Pavia.
      La fortuna di Radetzky.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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