Forse nessuno dei ministri e dei tribuni, che della non gloriosa sconfitta furono causa, sentì una sol volta un po' di rimorso dei 4000 fra uccisi e feriti, che la battaglia di Novara costò ai soli piemontesi. Il solo che dei propri errori fece onorevole ammenda, espiando anche le colpe non sue, fu Carlo Alberto, che la notte stessa della sconfitta rinunciò alla corona, per morire pochi mesi dopo in volontario esilio.
Le ultime insurrezioniL'insurrezione di Genova.
Quando, invece dei bollettini di vittoria, che tutti s'aspettavano, si sparse repentinamente in Piemonte la notizia della tremenda sconfitta, che 20.000 soldati austriaci dovevano rimanere sul Po e sulla Sesia fino alla conclusione della pace, e dell'abdicazione di Carlo Alberto, l'idea d'un tradimento entrò di nuovo negli animi di una gran parte dei liberali. Quando le menti sono incapaci di ricercare le cause vere e molteplici d'un gran disastro, è naturale che si arrestino su quella, sia pure immaginaria, che serve di spiegazione. E tanto più doveva essere accolta l'idea d'un tradimento, in quanto per essa rimanevano salvi l'onore dell'esercito e quello del paese.
A Torino la pubblica indignazione trovò il suo sfogo in un mutamento di ministero; a Genova invece il popolo si leva a tumulto, atterra e spezza gli stemmi sardi, s'impadronisce della Darsena e di alcuni forti; il municipio invita i deputati a riunirsi in quella città per provvedere alla salvezza della patria, nomina un governo provvisorio, formato da un triumvirato, di cui era anima il gen.
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