Haynau ordinò a quel comandante di aprire il fuoco contro la città da tutti i suoi pezzi ad un tempo, mentre dal di fuori le colonne assalitrici si avanzarono da tutte le parti contro la città La lotta divenne da quel momento veramente terribile.
«Alcune colonne (narra nelle sue memorie l'austriaco Schönhals) mancando di artiglierie, non poterono vincere la resistenza, che incontrarono alle porte munite di solide barricate, ma l'altre colonne già penetrate incalzarono gli insorgenti, che si batterono disperatamente».
La resistenza anche nell'interno della città fu tenacissima. Più volte un battaglione del reggimento Baden e le compagnie dei rumeni tentarono d'impadronirsi della piazza dell'Aldera, e tutte le volte furono respinti con gravissime perdite. I bresciani appostati intorno alle case e dietro solide trinciere li lasciavano avanzare fin sotto le barricate, per fulminarli poi con scariche a bruciapelo.
In ultimo i soldati, per non andare incontro a sicura morte, non volevano più avanzarsi.
L'Haynau, che dallo spianato del Castello osservava le fasi del combattimento, dicono che esclamasse: S'io avessi trentamila di questi indemoniati bresciani tra un mese sarei padrone di Parigi.
A incuorare i gregari egli ordinò che il tenente colonnello Milez marciasse alla loro testa all'assalto della contrastata piazza. A questo nuovo assalto il Milez cadde trafitto al cuore da una palla di carabina:
«Allora (narrò, C. Correnti, in un libro uscito in Torino1 pochi mesi dopo senza nome d'autore, scritto su documenti e testimonianze degli stessi bresciani, che avevano partecipato alla lotta) i bresciani levando un grido di vittoria, saltarono fuori dai ripari e dai nascondigli, e colle bajonette, colle daghe, colle coltella corsero sui tedeschi, desiderando pur una volta di odorare il fiato dei nemici, come ferocemente chiedevano i macellai, di cui una grossa brigata era venuta alla difesa di S. Urbano.
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