«A stravolger le menti ed agghiacciare nelle vene il sangue s'aggiungeva la vista delle orribili enormezze, a cui o ebbri, o comandati, o per natura stolidamente feroci gl'imperiali commisero... Perchč non solo inferocirono contro gl'inermi, le donne, i fanciulli e gli infermi, ma raffinarono per modo gli strazii, che ben si parve come le umane belve anche in ferocia passino ogni animale. Le membra dilacerate delle vittime scagliavano gił dalle finestre e contro le barricate, come si getta ai cani l'avanzo d'un pasto. Teste di teneri fanciulli divelte dal busto, e braccia di donne e carni umane abbrustolite cadevano in mezzo alle schiere bresciane, a cui allora parvero misericordiose le tombe. E sopratutto piacevansi i cannibali imperiali nelle convulsioni atrocissime dei morti per arsura; onde immollati i prigioni con acqua ragia, li incendiavano: e spesso obbligavano le donne de' martoriati ad assistere a siffatta festa: ovvero, legati strettamente gli uomini, davanti agli occhi loro, vituperavano e scannavano le mogli e i figliuoli...»
L'autore aggiunge altri orrendi particolari, che la penna rifugge dal trascrivere.
Il Comitato di pubblica difesa, veduta vana ogni resistenza, aveva rimesso i suoi poteri nelle mani del municipio, e dalla loggia del Comune gią sventolava la bandiera bianca, quando ad una moltitudine fremente di rabbia e sitibonda di vendetta per le efferatezze che andava compiendo la truppa, vi fu chi ricordņ le persone ch'erano state rinchiuse nelle prigioni come spie dell'Austria.
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Comitato Comune Austria
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