Il console francese a Civitavecchia aveva invece prevenuto il suo governo, che quasi tutta la popolazione romana non voleva più saperne del governo papalino, ed era assolutamente contraria a qualunque intervento straniero.
Il Sénard nel suo rapporto all'Assemblea disse:
Le istruzioni date al comandante la spedizione ci parvero scostarsi dalle dichiarazioni fatte alla tribuna e dalle risoluzioni prese dall'Assemblea. Infatti la Repubblica romana, che non doveva essere nè assalita, nè difesa, è oggi direttamente assalita.
In conseguenza, in nome della Commissione, il relatore propose all'Assemblea, la seguente deliberazione:
L'Assemblea nazionale invita il Governo a prendere senza indugio le misure necessarie, affinchè la spedizione d'Italia non sia più oltre sviata dallo scopo che le era assegnato.
Non ostante gli sforzi, vale a dire i sofismi e le bugie del ministro degli esteri, Drouyn de Lhuys, uno dei capi della congiura bonapartista, per difendere il governo dall'accusa contenuta nell'ordine del giorno proposto all'Assemblea, dopo una viva discussione, esso fu votato da 328 voti contro 241.
La missione Lesseps.
Per mostrarsi ossequente a questo voto, il Governo francese fece partire l'indomani pel quartier generale e per Roma, come suo agente straordinario, un diplomatico di molto ingegno, Ferdinando Lesseps, divenuto poi celebre col taglio dell'istmo di Suez.
Dandone notizia all'Assemblea, il presidente del Consiglio disse che l'inviatodoveva portare sul teatro stesso della spedizione l'espressione fedele, esatta del pensiero dell'Assemblea e di quello del Governo.
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