Il sergente Monfrini, giovinetto di 18 anni, aveva da un colpo di baionetta rotta la mano. Pochi minuti dopo ricompariva nelle file. - Che vieni a far qui, gli domandò Manara. Non servi a nulla, ferito come sei; vattene. - Colonnello, rispose il giovane, mi lasci qui: alla peggio servirò a far numero. In un attacco ei faceva numero difatti fra i più avanzati, e colpito una seconda volta nella testa cadde e spirò.
Il tenente Bronzetti, saputo che una sua ordinanza, a cui portava singolare affezione, era caduto morto a Villa Corsini, prese con sè quattro uomini risoluti, si spinse di notte fin negli avamposti nemici, ne levò il cadavere, cui diè pietosa sepoltura.
Il tenente Mangiagalli, scagliatosi con pochi soldati nella villa Valentini, e rinforzato poi dal bravo capitano Ferrari, ebbe a sostenere la più tremenda resistenza, e a combattere per le camere e sulle scale, ove i fucili non servivano a nulla. Ebbe rotta, nel calare un fendente, la sciabola, e dovette difendersi colla mezza rimastagli, finchè, uccisi molti nemici e fatti numerosi prigionieri, restò la villa ai nostri.
Il soldato Dalla Longa, milanese, vistosi cadere allato il caporale Fiorani ferito a morte, mentre dall'irrompente numero dei nemici venivano i nostri rincacciati, non volendo lasciare il moribondo amico senza soccorso, se lo prende in ispalla, e mentre lentamente ritraevasi a salvamento, colpito al petto, cadde morto vicino al compagno.
Le perdite di quella giornata furono, non per il numero, ma per il valore e le qualità dei caduti, le più dolorose di tutto l'assedio.
| |
Monfrini Manara Bronzetti Villa Corsini Mangiagalli Valentini Ferrari Dalla Longa Fiorani
|