Ad ogni ferito che vedeva portarsi da lungi, io tremava che fosse un viso troppo caro per me. Passò prima, ferito nel petto, il mio capitano Rozat.... Poi veniva portato Ludovico Mancini, giovane sottotenente della compagnia di mio fratello, che aveva una coscia ed un braccio trapassati. Fra le contorsioni che gli strappava il dolore, non seppe che dirmi: Tuo fratello.... e si arrestò come impaurito. Domandai finalmente ad un bersagliere, che conobbi della 2a: Che n'è del capitano? «È.... caduto adesso mortalmente ferito», mi rispose.
Io non potrei dire quello che provai a quelle parole. Era la prima volta che l'idea d'una morte così tremenda mi si affacciava netta e sicura alla mente atterrita.... e in quel momento, in che per la vista di tanto sangue e di tante vite perdute mi si mostrava per la prima volta a sangue freddo in tutta la sua orribile realtà, l'idea di sopravvivere a chi mi rendeva cara e lieta la vita, mi fece rabbrividire. Io pensava: forse mio fratello spira a dieci passi da me; ed io non posso baciarlo prima che muoia! Sarebbe stato male allontanarmi dai miei soldati, già commossi a tanti lagrimevoli quadri. Percorreva in su e in giù la fronte della compagnia, mordendo disperatamente la canna di una pistola per impedire alle lagrime che mi bollivano dentro di sgorgar troppo forti ad accrescere lo sgomento dei miei.
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Finalmente Manara da un casino allora preso ai francesi mi fe' cenno di salire.
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Rozat Ludovico Mancini Tuo Manara
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