Noi manterremo la nostra parola..
La mattina del 13 l'assediante smascherò le sue batterie. Da quel giorno la lotta fu continua fra le artigliere delle due parti. Gli sforzi dei francesi erano specialmente diretti contro i bastioni 6 e 7, fra Monte Mario e Monte Milvio.
La notte del 21 quei bastioni caddero in potere dei francesi. Collocatevi le loro potenti batterie, tenute al coperto da buone trincee sollecitamente costrutte, i francesi poterono di là fulminare per più giorni i vicini bastioni 8 e 9 e l'interno della città.
Il 29 il fuoco dell'assediato era quasi spento. Nella notte dal 29 al 30 l'assediante, aperta una breccia, s'impadronì del bastione N. 8, e i soldati che lo difendevano, assaliti sui fianchi e di fronte, furono quasi tutti uccisi a colpi di baionetta.
Roma, assalita da tutte le parti, è prossima a soccombere. I francesi sono padroni delle posizioni che dominano la città. Trastevere può da un'ora all'altra essere invaso. Le legioni romane, la legione italiana, le colonne Medici, Manara, Arcioni, vedovate di quasi tutti gli ufficiali, morti o feriti, dopo tanti giorni di lotta, sono impossibilitate a continuarla.
L'Assemblea per avvisare all'urgenza del pericolo, chiamò, per consiglio, il gen. Garibaldi. Egli aveva veduto spirare in quel momento il prode Manara. Egli propose di uscire in massa, militi e popolo, dalla città e di continuare la lotta, di cresta in cresta, sulle vette dell'Appennino.
L'Assemblea, ammirandola, non credette praticabile la disperata proposta, e adottò quasi unanime il seguente decreto:
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Monte Mario Monte Milvio Medici Manara Arcioni Assemblea Manara Appennino Assemblea
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