L'Assemblea Costituente romana cessa una difesa divenuta impossibile, e sta al suo posto
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Il Municipio, volendo mostrarsi degno dell'Assemblea, dei triumviri e del nome romano, non accettate le condizioni di capitolazione poste dal generale Oudinot, dichiara "di ricevere passivamente i francesi in città, protestando di cedere unicamente alla forza, e inculcando al popolo di sopportare dignitosamente tanta sventura".
I soldati francesi entrarono in Roma il 3 luglio, accolti in alcuni quartieri da un cupo silenzio, in altri da parole di profondo risentimento agli invasori e al papa, e di devozione all'Assemblea, ai triumviri, al Municipio, alla Repubblica.
In quel medesimo giorno il presidente dell'Assemblea, proclamava dal Campidoglio la Costituzione della Repubblica romana, che è una delle più liberali fra quante fino a quel giorno erano state date a libero popolo.
La difesa di Roma improvvida?
Tale la giudica Pisacane; dal punto di vista militare, perchè Roma è città di estesissima cinta, e quasi aperta sulla sponda sinistra del Tevere; dal punto di vista politico, perchè "determinava la perdita irreparabile della Repubblica, riducendo la sua esistenza a questione di tempo".
Altri, non meno caldi patriotti di Pisacane, biasimarono il prolungamento della lotta, dopo che, sicuri i francesi dietro le loro trincee, e muniti com'erano di un parco d'assedio formidabile, ogni speranza di vittoria dalla parte dei romani non poteva ragionevolmente serbarsi.
Dal punto di vista militare e umanitario questi censori hanno indubitabilmente ragione, ma diverse e molto importanti considerazioni giustificano quella lotta prolungata fino agli estremi.
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