Comunicato da Manin questo messaggio all'Assemblea, questa, sulla proposta di Giuseppe Sirtori, bandì il memorando decreto, che non rimase lettera morta:
«Venezia resisterà all'austriaco ad ogni costo. A tale scopo il presidente Manin è investito di poteri illimitati».
Il popolo rispose con entusiasmo alla virile risoluzione dell'Assemblea. Una medaglia di bronzo fu in quell'occasione coniata, che in una faccia portava incise le parole del decreto; nell'altra figurava Venezia colla bandiera tricolore in una mano e la spada nell'altra; e all'ingiro il verso dantesco:
Ogni viltà convien che qui sia morta.
La maggior difesa di Venezia è costituita dalla sua laguna, che ha una larghezza da 5 a 6 mila metri, e dal mare. La difesa è resa più valida da un sistema di forti, le cui artiglierie battendo d'infilata i diversi canali, rendono impossibile ad un flotta nemica di avvicinarsi molto alla città.
Verso terra, Venezia è specialmente difesa dai forti di Brondolo, Malghera e Treporti, dei quali Malghera è il più importante, perchè domina il ponte e l'argine della strada ferrata, e impedisce all'assalitore di prendere posizione sul punto della costa più vicina a Venezia, e sulle isole di S. Giuliano e S. Secondo; caduta questa in potere del nemico, riesce quasi impossibile a Venezia il sostenersi.
Malghera.
Contro il forte di Malghera rivolse perciò l'austriaco la sua più energica azione.
Nella notte del 29 al 30 aprile fu aperta la prima trincea, a circa 900 metri dal forte, senza che il fuoco di questo, per la distanza e per la natura del terreno, avesse potuto distruggerla.
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