Centro della seconda linea di difesa divenne perciò il piazzale alla metà del ponte, consistente in una batteria di sette pezzi, fiancheggiata dai forti di S. Secondo e di S. Giorgio e dalle batterie Tessera.
Una flottiglia di piccoli legni, armati ciascuno d'un cannone, posta a destra e a sinistra della batteria del piazzale, completava questa linea di difesa.
Il comandante superiore, lo stato maggiore di questa seconda linea di difesa, i comandanti delle batterie e dei forti, erano gli stessi che avevano combattuto a Malghera.
E la costanza e gli atti di valore, che avevano illustrata la difesa di Malghera, si ripeterono quì con sempre maggiore intrepidezza in una lotta d'ogni giorno, che durò fino alla caduta di Venezia.
Contro quell'angusto spazio del piazzale, divenuto unico ostacolo al loro avanzamento, gli austriaci, dalle batterie costrutte a capo del ponte, da Bottenigo, da Malghera, e da S. Giuliano - stato abbandonato dai nostri dopo lo sgombro di Malghera - facevano piovere ogni giorno una grandine di proiettili da 156 bocche da fuoco. Ogni giorno il parapetto del piazzale veniva rovinato, smontati i pezzi, uccisi o feriti gli artiglieri; ma nuovi artiglieri tosto subentravano, e i lavori distrutti nel giorno venivano rifatti o riparati di notte.
Vedendo gli austriaci che il fuoco delle loro batterie, se faceva qualche danno agli assediati, non recava ad essi alcun vantaggio, tentarono una notte d'impadronirsi di sorpresa delle batterie del piazzale; e vi sarebbero riesciti, senza l'energia di Cosenz, che pugnò a corpo a corpo cogli assalitori, ed ebbe salva la vita da un soldato, che gli parò un colpo di baionetta.
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