Tutti compresero a che cosa queste ultime parole accennavano. Si subodorava ch'erano avviate trattative di capitolazione, a cui quasi tutto il popolo e la guardia civica erano contrariissimi, ma tutti avevano una grande fiducia in Manin, e sapevano che a nessuna cosa contraria all'onore e agli interessi di Venezia egli avrebbe dato la sua adesione. E quando, rivolto alla Civica e al popolo chiese: «Avete voi veramente confidenza in me?» Applausi frenetici e prolungati furono la risposta del popolo e della guardia civica.
Un'altra volta, nell'imminenza della capitolazione, davanti alla minaccia di ammutinamento d'una parte della folla, Manin non si limitņ a parlare dal balcone, ma sceso in piazza, ed impugnata una spada: «Quelli che sono veramente italiani (disse) mi seguano e mi prestino aiuto a mantener l'ordine».
Una sessantina di ufficiali, che lą erano, s'unirono a Manin, e percorsero con lui parecchi sestieri, dove pił fremeva lo spirito di resistenza, e l'ordine fu in breve ristabilito.
Rimosso da questo lato ogni pericolo di turbolenza, ne sorse un altro pił grave lą di dove nessuno se lo sarebbe aspettato.
Quando gią si stavano stipulando fra la deputazione municipale del Municipio e il generale Gorzkowsky i patti della capitolazione, una parte delle truppe d'artiglieria, pretendendo dal Governo un'indennitą maggiore di quella ricevuta, rivolsero i cannoni contro la cittą, minacciando di dar fuoco allo stesso palazzo del Governo.
Daniele Manin, in cui il coraggio e l'eloquenza prendevano maggior vigore dai pericoli, seguķto da pochi fidi, andņ ad affrontarli.
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