Bem rovescia e mette in fuga quanti austriaci e sassoni incontra sul suo cammino e li perseguita di tappa in tappa, fin sotto le mura di Hermanstadt, che invano tenta per due volte di espugnare. Battuto, indietreggia fino alle gole di Piski, e quivi aspetta e qui sconfigge in sanguinosissima battaglia (9 febbraio) il maresciallo Puchner, che è costretto a riparare ad Hermanstadt, presidiata da 6000 austro-russi.
L'intervento dei generali Lüders e Freitag che con 10000 uomini entrano in Transilvania ad occupare Kronstadt ed Hermanstadt, concede per un momento la prevalenza agli austriaci. Bem resta battuto a Megyes (3 marzo), ma pur ritirandosi, sa ingannare il nemico, perchè mentre lascia inseguire il suo retroguardo, egli con una mirabile marcia di fianco lo schiva col suo corpo principale, ritorna verso Hermanstadt, intima la resa, dà l'assalto, espugna la città, cacciando e austriaci e russi. Pochi giorni dopo, Bem, in seguito a fortunati combattimenti preparatorii, può scrivere questo laconico rapporto al Governo: «Il 15 di marzo, giorno natalizio della libertà dei popoli, fu da noi festeggiato con dignità; poichè i russi, già snidati dal passo della Torre Rossa, si sbandarono in fuga disperata. Quattro generali austriaci Puchner, Phärsman, Gräser e Jovic sono fuggiti in Valachia.»
Otto giorni dopo anche Kronstadt cadeva in sua mano.
Così con un piccolo esercito di reclute e di volontari, sempre per numero inferiore al nemico, ma animati dallo spirito della libertà, Bem aveva riconquistato in settanta giorni la Transilvania; aveva costretto un esercito di 37000 austro-russi a cercare scampo oltre i confini del regno, sul suolo della Rumenia; e, quel che è più, aveva agguerrito un corpo d'esercito, che avrebbe fatto prodigi nelle future battaglie per la libertà.
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