(Avverta il lettore che fino agli ultimi d'aprile i russi non entrarono in campagna; se prima d'allora gli ungheresi dovettero affrontarli, ciò avvenne negli assalti di città e fortezze di Transilvania, presidiate da austriaci e da russi).
Campagna di primavera.
L'attività febbrile con cui il governo ungherese, nel rigidissimo inverno e dal mezzo della steppa gelata di Debreczin, riuscì a raccogliere in meno di tre mesi, e a mettere in armi più di 150,000 uomini, anche in mezzo a corpi nemici che da tutte le parti irrompevano o minacciavano, è tal fatto storico che ha del prodigioso. Fu il genio patriottico di Kossuth, fu la sua mente superiore, che diede vita e movimento a tale esercito improvvisato.
Egli creò il denaro, per poter avere di contrabbando armi, munizioni, vestimenta. Mancavano gli ufficiali generali, ed egli improvvisò anche quelli, nominando ai più alti comandi gli uomini d'ingegno e di valore, che la fortuna in quei frangenti gli poneva dinanzi: Görgey, Klapka, Bem, Guyon, Dembinsky, Damjanic. Erano tutti capacissimi a condurre un esercito alle battaglie; ma senza dubbio a tutti era superiore Dembinsky, e a lui Kossuth affidò il comando supremo dell'esercito di operazione.
Si aspettava la primavera per entrare in campo, e intanto le milizie ungheresi andavano addensandosi sulla linea del Tibisco. Se non che l'iniziativa fu presa dal maresciallo Windischgrätz, il quale comprendendo che Görgey era sfuggito alla caccia inabile de' suoi generali, intese di domare con un ultimo colpo decisivo la ribelle Ungheria.
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