Alla testa di 50,000 uomini si avanzò da Pest, sulla via direttrice Gödôlö-Hatvan-Gyöngyös, mentre gli ungheresi dal canto loro gli vennero incontro per Mezö-Koyesd fino alla riva sinistra del Sadiva, di faccia a Kapolna. Qui i due eserciti vennero alle mani la mattina del 26 febbraio 1849.
Dembinski, qual generale supremo, comandava il corpo centrale, Damjanic l'ala sinistra, Görgey con le sue truppe scelte l'ala destra, appoggiata alle lagune del Matra. Secondo il disegno e le prescrizioni di Dembinsky, il combattimento doveva svolgersi con l'attacco temporeggiante dell'ala sinistra e del centro, mentre l'ala destra, con assalto vigoroso aveva il còmpito di sfondare ed avvolgere la sinistra nemica, con la mira di tagliare la ritirata agli austriaci. Il piano tattico di Dembinsky era bene ideato; non occorreva che una corretta esecuzione.
Le truppe di Damjanic e di Dembinski appiccarono il fuoco e lo sostennero virilmente per tutta la giornata contro forze superiori, aspettando invano che l'ala destra facesse la mossa d'attacco: Görgey la tenne ferma, inoperosa a schioppettare per mostra. Damjanic e Dembinsky, furono soverchiati e dovettero ripiegare sul Tibisco, mentre Görgey con le sue truppe intatte atteggiavasi a salvatore della ritirata.
Il principe di Windischgrätz potè vantarsi della vittoria di Kapolna come di un successo decisivo di tutta la guerra. Però le perdite enormi che la vittoria gli costava non gli consentirono di inseguire gli ungheresi, che ripararono non disturbati sulla riva sinistra del Tibisco.
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