- Ma se il 26 di febbraio indica un insuccesso piuttosto che una disfatta dei magiari, fu a Kapolna che Görgey iniziò la perdita fatale dell'Ungheria; perdita e umiliazione ch'egli forse già sognava a Vilagos. Il suo contegno in quella giornata fu veramente quello d'un traditore, perchè, non solo non eseguì la mossa concentrica, ordinata dal suo comandante, ma restò impassibile spettatore della strage dei compagni d'armi, mentre se, come ne aveva avuto ordine, avesse assalito vigorosamente l'ala destra nemica, i magiari avrebbero riportata una grande vittoria strategica sugli austriaci.
Dembinski, dopo la disgraziata giornata di Kapolna cedette il supremo comando a Görgey, che non aspirava ad altro, sebbene la sua condotta in quella battaglia avrebbe dovuto mettere in guardia e Dembinski e il Governo insurrezionale.
Windischgrätz, fidente nella superiorità delle sue forze, volle a quel tempo assalire tutte le forze ungheresi nel centro del paese, ma gli fallì il tentativo.
Gli ungheresi passano il 23 marzo la Theiss, e battono a Czegled, a Hatran, a Gödöllö e dovunque i generali austriaci.
Dagli ultimi giorni di marzo fino al 10 di aprile, scrive lo Schlesinger, gli Ungheresi dànno le loro più celebri battaglie sotto il comando di Görgey. È, a vero dire, una sola battaglia che dura quattordici giorni e cambia ad ogni giorno di terreno, conduce ad ogni ora gli Ungari più vicino a Pesth, rapisce ad ogni istante agl'imperiali un palmo del suolo faticosamente conquistato, - una battaglia che ha principio presso Szolcok e non si sospende che per un istante dietro a Dunakess.
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