Il Klapka respinse ostinatamente ogni intimazione di rendere Komorn.
Kossuth, Dembinski, Bem, Perczel ed altri si salvarono in Turchia; ma gl'infelici generali, che Görgey aveva indotti a consegnare le armi alla Russia, furono dal militarismo austriaco ferocemente appesi alle forche, e Haynau ne fu l'esecrabile esecutore.
Il 6 di ottobre undici generali ungheresi furono mandati alla morte: Aulic, Kiss, Leiningen, Török, Lahner, Pöltenberg, Nagy-Sandor, Knezich, Dessewffy, Damjanic, Vecsey; ai quali tennero dietro sulla via del patibolo il principe Woronieczky, il barone Pereny, Giron, Abancourt, Kazinczy, Jessenak ed altri.
Ma l'odio mortale della reazione politica e militare non era ancor sazio; abbisognava di un'altra vittima, e l'uomo più venerato per la nascita, più degno per costumi intemerati e per carattere, il conte Luigi Batthyany, che l'Austria stessa aveva nominato nel 1848 presidente del primo ministero ungherese, fu, come i generali, condannato al capestro e giustiziato.
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Delle molte insurrezioni e guerre che insanguinarono gran parte d'Europa negli anni 1848 e 1849, la guerra d'Ungheria per la sua durata, pel numero degli eserciti che vi combatterono, per l'importanza delle operazioni militari, pel numero e la valentìa dei generali che - tranne uno - difesero fino agli estremi la giusta causa, per gli sforzi e la costanza del popolo durante la lunga lotta, è quella che merita più largo posto nella storia. E se l'indipendenza dovesse essere premio dovuto alla nazione che ha fatto maggiori sacrifici per conseguirla, nessun popolo la meriterebbe più dell'Ungheria pel sangue sparso e per gli sforzi suoi in quei due anni.
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