È tempo che l'opinione pubblica intervenga, e gli uomini che, in questi tempi difficili, sono incaricati del governo delle nazioni, dovrebbero sinceramente ringraziarvi, perchè, dandovi la mano al di sopra dell'Atlantico e della Manica, voi avete facilitato un disarmo egualmente richiesto dai principî di umanità e da una politica intelligente.
L'effetto nell'Assemblea di questo e dei precedenti discorsi fu tale, che messa ai voti la proposta del «disarmo generale e simultaneo» fu votata senza un voto contrario.
Un paragrafo aggiunto alla primitiva proposta, suggerito dal pubblicista Beniamino Laroche, diretto a raccomandare ai governi di Francia, Inghilterra e degli Stati Uniti «di non attendere la reciprocità e di dare l'esempio del disarmo», non fu, per decisione dell'ufficio incaricato di esaminarlo, messo in discussione.
Se discusso e votato, non avrebbe certamente indotto il presidente Luigi Bonaparte, che vedeva nell'esercito lo sperato esecutore dei suoi cupi disegni, a prendere l'iniziativa del disarmo, ma avrebbe tolto il pretesto, a cui anche oggi si attaccano tutti i governi, per continuare nella via dei crescenti e gravosi armamenti.
Per la Libertà e la Nazionalità.
V'era allora, e non è ancora del tutto distrutto fra i radicali, il pregiudizio che i propagandisti della pace, sieno noncuranti della libertà politica, e del principio di nazionalità tiepidi amici. Niente di più falso. In Inghilterra e negli Stati Uniti i fautori del movimento in pro della pace fra le nazioni, si trovarono sempre, in occasione di lotte elettorali, in maggior numero nel campo dei progressisti e dei radicali; e circa i francesi che parteciparono al Congresso del 1849, basta leggerne i nomi per vedere come quasi tutti, dopo il colpo di Stato, dovettero mettersi in salvo riparando all'estero.
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