Che i fautori della pace fra le nazioni non fossero visionari, nè utopisti, Napoleone III dovette crederlo, poichè, divenuto arbitro della Francia, alcune delle loro idee le fece proprie «l'empire c'est la paix» - «l'alleanza coll'Inghilterra» - «il principio di nazionalità». - Ma, pur non contando il peccato d'origine che rendeva sospetta anche la parte buona della sua politica, si può di questa ripetere l'epigramma che Filippo Pavanti fece d'un cardinale, che fè più male che bene, il bene lo fece male, il male lo fece bene.
1850
Il Congresso degli amici della Pace
a Francoforte.
Vinti gli ultimi conati della rivoluzione popolare in Germania, si accentuò il dualismo fra l'Austria e la Prussia, aspirando ciascuna - la prima in nome degli interessi conservativi, la seconda facendo assegnamento sul risorto sentimento nazionale - all'egemonia sulla Germania. Ma i più caldi patriotti e gli avanzi della battuta e scompigliata democrazia, specialmente nella Germania occidentale, se ne tennero appartati, perchè se l'Austria rappresentava la schietta reazione, la Prussia non dava allora affidamento di voler farsi centro, come si decise più tardi, dell'unificazione germanica.
A questa diffidenza doveva poi dare piena ragione la completa sottomissione della Prussia alle umilianti condizioni imposte dall'Austria nel convegno di Olmütz.
Della tregua, necessariamente avvenuta nel movimento unitario germanico, approfittarono gli intrepidi propagandisti della pace che avevano il centro in Londra, per promuovere, un anno dopo quello di Parigi, un Congresso pacifista a Francoforte sul Meno.
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