Colla voce alterata dall'emozione, colle lagrime agli occhi, Girardin salì alla tribuna e davanti a un uditorio numeroso, stipato nella vasta Chiesa di San Paolo, fece contro il duello il più gran discorso che si possa imaginare. Egli, che non era oratore, che non parlava se non per dire cose utili senza grande eloquenza, si innalzò ad una sì reale altezza di persuasione, da potersi dire magneticamente comunicativa.
«Sì, pur troppo! esclamò egli, io ho ucciso Armand Carrel, questo eroe della penna, questo modesto biografo di Paolo Luigi Courier, questo difensore delle nostre libertà, il quale sovente seppe elevarsi altrettanto alto quanto il suo maestro, il censore umorista incomparabile; sì, sono io, che con una palla brutale annullai quella nobile esistenza, ridussi al nulla quella bella intelligenza!... Oh! come a prezzo della mia vita, vorrei rianimare quelle ceneri fredde per sempre; come io maledico queste lagrime di sangue impotenti, che non posso frenare.
«Signori! Io lo giuro qui, per tutto ciò che mi è più caro, giammai, giammai nessuna cosa potrà farmi ritornare sul terreno; voi l'intendete, è un giuramento puro ch'io faccio a tutti voi.»
È facile imaginare, scrisse più tardi Potonié-Pierre, allora giovanissimo e presente al Congresso, l'entusiasmo che sollevò questo discorso, e quando Anastasio Coquerel l'ebbe tradotto in tedesco e in inglese, gli applausi risuonarono per la seconda e la terza volta, accompagnati da hurrah! tedeschi, da hip! hip! inglesi, e da bravo! bravissimo! italiani.
| |
Girardin Chiesa San Paolo Armand Carrel Paolo Luigi Courier Potonié-Pierre Congresso Anastasio Coquerel
|