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      Gli uomini della rivoluzione del febbraio 1848 ne risero, e lo temettero così poco da abrogare la legge che vietava ai napoleonidi l'entrata in Francia.
      Egli ne approfittò, e facendo da un lato al popolo le più larghe promesse, dall'altro cattivandosi le simpatie dei liberali ingenui con dichiarazioni ripetute del più puro repubblicanismo, fu portato (10 dicembre 1848) alla presidenza della Repubblica da 5,434,226 voti su 7,327,343 votanti.
      Divenuto primo magistrato della Repubblica, non ebbe da quel momento altro pensiero che di togliere alla Repubblica quanto poteva costituire la sua ragione e la sua forza, per poterla al momento opportuno atterrare e strozzare.
      Per mandare ad effetto questo suo disegno ebbe, portata alla perfezione, l'arte del mentire.
      Trattati dal Governo come nemici, i repubblicani avevano posto le loro speranze nell'avvenire, fidenti nel personale insegnante delle scuole primarie e secondarie, quasi tutto animato da spirito profondamente repubblicano.
      Che fanno allora la parte retriva della Camera e il Governo? Colla legge, che prese il nome dal proponente, Falloux (abolita soltanto in questi giorni dal Senato francese), aperse le scuole alle Congregazioni ecclesiastiche.
      Questa politica di guerra alle idee ed agli uomini repubblicani, di pieno accordo fra la destra ed il Governo del presidente, ebbe un nome che passò alla storia: "Spedizione di Roma all'interno."
      Secondo la Costituzione, il 10 dicembre 1852 aveva termine la presidenza di Luigi Napoleone Bonaparte, che per quattro anni non poteva essere rieletto.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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