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      Nei messaggi all'Assemblea, in tutti i discorsi in pubblico, mirava a mettere innanzi la sua propria persona, affatto distinta da quella dei ministri, posando a solo rappresentante della Francia e a suo futuro salvatore.
      La Francia cominciò ad accorgersi che i suoi maggiori pericoli erano a destra più che a sinistra, all'Eliseo (sede del presidente), più che nei Clubs; e nelle elezioni complementari del 1850, gli eletti furono quasi tutti montagnardi, come allora chiamavansi i radicali.
      Allora il Ministero, d'accordo col presidente e colla maggioranza della Camera, fece votare una legge (31 maggio 1850), la quale, ponendo come condizione dell'elettorato il domicilio constatato di tre anni nello stesso comune, cancellò dal corpo elettorale tre milioni di inscritti, la maggior parte operai.
      In una rivista dell'esercito di Parigi, passata dal presidente, la cavalleria, al segnale d'alcuni dei suoi capi, mandò immense acclamazioni, gridando: "Viva Napoleone! Viva l'Imperatore!"; la fanteria, ossequente alla disciplina, rimase silenziosa, d'ordine del suo capo, il generale Neumayer.
      Qualche giorno dopo, questo generale venne destituito dal suo comando. Il generale Changarnier, noto orleanista, ma onesto, ch'era comandante dell'esercito di Parigi, in un ordine del giorno ricordò alle truppe che i regolamenti vietavano di proferire qualsiasi grido sotto le armi. L'indomani egli era a sua volta destituito e nominato al suo posto il generale Magnan, che insieme al generale Saint-Arnaud, nominato in quei giorni ministro della guerra, faceva notoriamente parte del complotto bonapartista.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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