Molti corsero all'Assemblea e vi penetrarono malgrado fosse già occupata dalle truppe; ma appena riuniti in seduta, il colonnello Espinasse si presentò coi suoi soldati, ordinando loro di sciogliersi. Il Dupin, che presiedeva, si limitò a pronunciare queste ciniche parole: "La Costituzione è violata; noi abbiamo il diritto, ma costoro hanno la forza; non ci resta che andarcene."
Molti deputati non uscirono dalla sala, se non dopo essere stati cacciati a forza dai soldati.
Tentativo di resistenza legale.
Mentre i deputati della montagna, mutando posto ogni ora, per non essere arrestati, si consultavano fra loro per resistere colla forza al colpo di Stato, i deputati della maggioranza si diedero convegno alla municipalità del X Circondario.
Eccettuati pochi radicali, che incontratili lungo la via, e sentendo i loro propositi di resistenza, si erano uniti ad essi, erano quasi tutti legittimisti ed orleanisti che avevano votato tutte le leggi restrittive della libertà di stampa e di associazione; avevano approvata la spedizione di Roma, anche dopo ch'era diretta al ristabilimento del potere temporale del papa; e avevano spogliato del diritto elettorale tre milioni di elettori colla legge 31 maggio 1850.
Anche per opera loro la Repubblica era divenuta in Francia una forma con contenuto antirepubblicano.
Ma se non amavano la libertà, per timore della rivoluzione, avevano un gran rispetto delle forme della legalità.
Ora vedendo il regime legale del paese assalito da chi aveva l'obbligo di custodirlo e di difenderlo, speravano nell'appoggio dei repubblicani per dichiarare il presidente decaduto e reo d'alto tradimento.
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