Era un atto di sfida all'Europa, contraria ad ogni mutamento nella situazione della Turchia in Europa.
Le potenze occidentali, appoggiate in parte dalla Prussia e dall'Austria, dichiararono che essendo stato l'impero ottomano, col trattato del 15 luglio 1841, posto sotto il protettorato di cinque potenze (Francia, Inghilterra, Prussia, Austria e Russia), nessuna di esse aveva il diritto di esercitare, isolatamente, una pressione sulla Turchia. Questa tesi venne sostenuta in parecchie note, specialmente dalla Francia, che era stata la prima a violarla, per ottenere, contro la Russia, una posizione privilegiata pei latini nei luoghi santi.
Per provare coi fatti la parte che assumevano di protettori dell'impero ottomano, i governi inglese e francese mandarono ciascuno la propria flotta nella baja di Bésika, vicinissima ai Dardanelli e a Costantinopoli.
Era rendere la guerra quasi inevitabile; tuttavia nè Francia, nè Inghilterra amavano assumersene la responsabilità. Speravano sempre di poter vincere sul terreno diplomatico, senza ricorrere alle armi.
Sta il fatto, che riuniti a Vienna i plenipotenziari delle quattro potenze, si trovarono tutti d'accordo nel tenore di una nota di carattere conciliativo, che fu mandata il 1° agosto 1853 alla Corte di Pietroburgo. Il 3 agosto lo czar vi aderiva completamente.
Era dunque la pace; v'erano impegnate la Francia e l'Inghilterra, le quali, per la protezione che prestavano alla Turchia, dovevano indurla ad accettare quella nota nella sua integrità. Invece la Porta vi fece così sostanziali modificazioni, che lo czar, condiscendente prima, non volle più accettarle.
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