Il corpo di spedizione francese contava alla fin di maggio 30.000 uomini e 5550 cavalli.
Quello inglese constava di 22.000, comandato da Lord Raglan.
I soldati francesi difettavano delle cose più indispensabili.
Leggasi cosa scriveva, in data 26 maggio, il maresciallo Saint-Arnaud all'imperatore:
Lo dico con dolore a Vostra Maestà: come ci troviamo oggi, non siamo in grado di far la guerra. Non abbiamo che 24 pezzi d'artiglieria completi; il resto è ancora in mare e arriverà Dio sa quando. La nostra situazione è ancora peggiore sotto il rapporto degli approvvigionamenti. Ho i biscotti per 10 giorni, mentre me ne occorrerebbero per 3 mesi. Non si fa la guerra senza pane, senza scarpe, senza marmitte e bidoni... Si sono imbarcati gli uomini sui battelli a vapore, e gli approvvigionamenti, il materiale, i cavalli sui battelli a vela: gli uomini arrivano, ma ciò che è ad essi indispensabile non lo trovano...
Il gran ritardo che ne derivò nelle operazioni di guerra, fu messo a profitto dai russi, che chiamarono rinforzi dalle più lontane parti dell'impero e si prepararono ad un'ostinata resistenza.
In luglio, prima ancora che le truppe francesi avessero combattuto, il colera apparve a Gallipoli, a Varna, al Pireo, facendo migliaia di vittime e nelle loro file, non risparmiando ufficiali superiori e generali.
Ai primi d'agosto il numero dei morti di colera fra le truppe francesi salì a 2475, quanti avrebbe potuto ucciderne una vera battaglia.
Non osando assalire il nemico per la via più breve, nei principati danubiani, dove la guerra avrebbe potuto finire in tre mesi, il maresciallo Saint-Arnaud ne diede colpa al morale dei soldati.
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