Qui diamo di nuovo la parola allo storico irlandese Justin Mac Carthy:
Mentre in Inghilterra era al colmo il delirio per il coraggio e le vittorie del nostro esercito, e in tutti i music-halls per pochi soldi si ammiravano le glorificazioni dei nostri comandanti e dei nostri soldati, i lettori del Times cominciarono a leggere che le cose andavano assai male per i conquistatori dell'Alma. Le file erano assottigliate dalle stragi del colera. Gli ospedali erano in condizioni miserande. I depositi di medicine e di viveri per le truppe si guastavano in luoghi dove non occorrevano, mentre a centinaja i soldati morivano sotto le tende in Crimea, per deficienza di vitto e di medicine. Il sistema delle forniture di vestiario, trasporti, viveri, medicazioni, era tutto uno sproposito.
.... L'esultanza cominciò a cedere il posto alla compassione e allo sgomento. L'ira patriottica contro i russi, si cambiò in un senso di profonda indignazione contro le nostre proprie autorità e la nostra amministrazione militare. Apparve tosto ad ognuno che tutta la campagna era stata progettata sulla presunzione delle autorità rimaste a casa, secondo le quali Sebastopoli doveva cadere come un'altra Gerico allo squillo delle trombe.
Dopo avere ricordato che il popolo se la prendeva, pei disastri avvenuti, sovratutto col principe consorte, accusandolo persino di conspirazione con la Prussia e la Russia, ritornando sulle condizioni sanitarie dell'esercito in Crimea, il citato storico scrive:
L'inverno fu tristo in Inghilterra e nel campo.
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