Parlando un mese dopo alla Camera dei deputati di Torino, Cavour disse che Clarendon in quel suo discorso "mostrò tanta simpatia per l'Italia, e un desiderio sì grande di alleviare i suoi mali, da meritare la riconoscenza, non soltanto dei plenipotenziari e quella del Piemonte, ma quella di tutta Italia".
Com'era da aspettarsi, il plenipotenziario austriaco, conte Buol, oppose la questione pregiudiziale alla discussione di una questione assolutamente estranea agli scopi per cui il Congresso s'era riunito; ma le idee ch'egli espresse furono così contrarie a quelle che dovrebbero dirigere ai tempi nostri un governo, che sarebbe stato facile al Walewski, che aveva sollevato la questione, il confutarle. Rispose invece assai debolmente.
Allora prese la parola Cavour. Radicalissimo nel fondo, si mostrò assai calmo e moderato nella forma. Riconobbe il diritto nell'Austria di ricusare una discussione sulla questione d'Italia; ma subito aggiunse ch'era della più alta importanza che l'opinione delle potenze, riunite nel Congresso, si manifestasse in una maniera formale. "L'occupazione degli Stati romani, soggiunse, dura da sette anni e tende evidentemente a divenire permanente. Lo Stato della Romagna invece di migliorare ha peggiorato; tant'è che l'Austria crede necessario di mantenere lo stato d'assedio a Bologna, e di usare i medesimi rigori come quando entrò in quella città. Questo stato di cose distrugge l'equilibrio politico in Italia, e costituisce un vero pericolo per la Sardegna.
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