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      Parecchi projettili erano penetrati nell'interno della vettura, ma l'imperatore e l'imperatrice erano rimasti illesi.
      Il colpo, diretto naturalmente contro Napoleone III, era fallito.
      Felice Orsini, che di questo terribile attentato era stato la mente e l'anima, e i suoi compagni nell'esecuzione, Pieri di Lucca (arrestato sul posto, perchè già ricercato dalla polizia, pochi minuti prima dello scoppio), Rudio di Belluno e Gomez di Napoli, furono arrestati poco dopo; processati e condannati i primi tre all'estremo supplizio, l'ultimo alla galera in vita. Alla stessa pena fu poi commutata la condanna capitale di Rudio.
      Nei suoi interrogatori Orsini disse che, per riescire all'indipendenza italiana a cui aveva consacrato tutta la vita, era necessaria una rivoluzione in Francia, che avrebbe avuto il suo contraccolpo in Italia. «Napoleone III era un ostacolo, e volli sopprimerlo».
      S'è visto come in occasione del Congresso, seguìto alla guerra di Crimea, Napoleone III facesse intendere a Cavour il suo desiderio di fare qualche cosa di giovevole per l'Italia. E da quel tempo pare che non cessasse, non ostante le molte contraddizioni della sua politica, di mantenere la speranza di una sua valida cooperazione nell'animo di Cavour, il quale, a farne nascere le occasioni, rivolse d'allora in poi tutte le astuzie e le arditezze della sua politica.
      Orsini - patriotta fino al fanatismo, coraggioso fino alla temerità, impavido nei pericoli, immischiato, da buon romagnolo, nelle congiure patriottiche fin dalla prima giovinezza, rappresentante del popolo all'assemblea romana del 1849, commissario del Triunvirato ad Ancona, dove in pochi giorni con energica azione seppe ristabilire l'ordine, che molti assassinii politici avevano turbato - divenne nell'esilio uomo di fiducia di Mazzini, il quale, illuso e ingannato sempre da informazioni di amici più illusi di lui, gli affidò più d'una volta la direzione di tentativi insurrezionali, che miravano a sollevare, con pochi uomini e meno armi, l'Italia a giorno fisso.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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