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      .. È il solo governo (il governo sardo) che possa fare l'Italia indipendente, una e grande...
      Nel suo interrogatorio davanti alle Assisi della Senna, ricordata l'opera sua di commissario ad Ancona, dove salvò coloro ch'erano stati condannati a morte, pronunciò queste parole:
      L'assassinio non entra nei miei principî. Conviene che la libertà d'Italia si fondi, non per via dell'assassinio, ma della dolcezza, dei buoni costumi e della virtù.
      Il suo attentato, al quale, senza mandato di alcuno, facendosi egli giudice e vindice al posto della Francia, affidava la sperata liberazione d'Italia sua, era dunque in assoluta opposizione alle idee ch'egli aveva poco prima energicamente espresse.
      Una prima spiegazione di questa così flagrante contraddizione possiamo trovarla in altre pagine del citato volume delle sue Memorie. Nel capitolo XIII si legge:
      Non potere l'Italia avere libertà lata e vera, che nel rinnovamento sociale di tutta Europa.
      Ostacolo principale a questo rinnovamento era Napoleone III.
      Nel 48 (così scrive) già si scuotevano (i popoli) con tale scopo, quando apparve Luigi Napoleone. Egli, collegatosi colle classi interessate al vecchio ordine di cose, profittò degli errori delle nazioni, e arrestò momentaneamente il progresso della causa. Egli è quel desso, che oggi appunto sorregge l'attuale assetto politico dell'Europa, basato sulla forza del despotismo, e tutti i sovrani fanno capo a lui. Questo sistema è artificiale; pende dalla vita d'un uomo, che tiene compressa con una mano di ferro l'Europa intiera.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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