Repubblicana, non aveva fiducia nel governo sardo; nimicissima di Luigi Napoleone, per la distruzione da lui voluta della repubblica romana e pel colpo di Stato, riponeva tutte le sue speranze nella rivoluzione, sebbene non venisse mai.
Insieme alla stampa periodica, i più dotti fra gli esuli stabiliti in Piemonte - fra i quali Farini, Mamiani, Mancini - non avevano cessato dalla cattedra e coi libri di mostrare nel regime costituzionale e nella politica nazionale del Piemonte, la sola via al risorgimento d'Italia. Ma gli effetti morali della stampa subalpina, più o meno cavouriana, dei libri e delle lezioni universitarie, rimanevano limitati al Piemonte, e a quei pochi patrioti posati e colti, che di quando in quando facevano qualche gita a Torino, o tenevano corrispondenza con uomini del governo sardo, del parlamento o dell'emigrazione.
Fuori del Piemonte il partito d'azione si manteneva fedele al suo capo, non ostante i molti errori da lui commessi.
La Società Nazionale Italiana.
A trarre dal partito repubblicano un ausilio alla sua politica in quella parte più desiosa di un'azione veramente utile, Cavour trovò un ajuto dove meno si aspettava, nelle pubblicazioni della Società Nazionale Italiana, la quale era sorta poco tempo prima, combattendo da un lato il piemontesismo, vale a dire la politica del governo sardo, che limitava le sue aspirazioni al regno dell'Alta Italia, e dall'altro lato il mazzinianismo e il federalismo, che credevano possibile la risurrezione d'Italia colle sole forze rivoluzionarie; sostenendo quella Società la necessità e la possibilità dell'unità italiana colla monarchia di Savoja.
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