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      Tre giorni dopo, il 7 febbraio, ci fu l'apertura delle Camere e il solito messaggio dell'imperatore, atteso con grande interessamento, in tutta Europa, perchè si credeva da tutti dovesse uscire da esso la parola decisiva di guerra o di pace.
      Per quelli che nelle parole più che la lettera cercarono lo spirito, non fu dubbio il senso bellicoso del complesso del messaggio.
      Ricordando il suo famoso motto: L'impero è la pace, Napoleone III vi affermava la sua costante politica essere sempre stata di «rassicurare, restituire alla Francia il suo vero posto, cementare strettamente l'alleanza coll'Inghilterra» e inaugurare «un sistema di pace, la quale non potrebbe essere turbata, se non per la difesa di interessi nazionali».
      Indi seguivano acute frecciate all'Austria; per causa della quale, a risolvere le principali questioni, come ad esempio quella dei principati danubiani «ci volle un grande spirito di conciliazione». E alla domanda quale interesse aveva la Francia in quelle lontane regioni, il messaggio imperiale diceva che l'interesse della Francia è dovunque sia una causa giusta e civilizzatrice da far prevalere.
      E subito soggiungeva, nulla esservi di straordinario, che la Francia sempre più si accostasse al Piemonte «sì generoso durante la guerra, sì fedele alla nostra politica durante la pace». E dopo avere dichiarato che sarebbe rimasto «irremovibile nella via del diritto, e dell'onor nazionale», conchiudeva: «La pace, io spero, non sarà turbata; riprendete dunque con calma il corso abituale dei vostri lavori!


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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