Ma Garibaldi non aveva che poco più di 3000 uomini, armati di vecchi fucili, e 150 guide a cavallo, senza neppure un cannoncino.
Il mattino medesimo dello sbarco, Garibaldi pubblicò e fece diffondere da Sesto Calende un proclama ai lombardi, scritto di suo pugno, che li incitava a una sollevazione contro l'Austria:
Voi dovete rispondere - diceva - alla chiamata, come i vostri padri risposero in Pontida e a Legnano... All'armi, dunque! Il servaggio deve cessare, e chi è capace d'impugnare un'arma, e non l'impugna, è un traditore. L'Italia con i suoi figli unita e purgata dalla dominazione straniera, ripiglierà il posto che la Provvidenza le assegnò tra le nazioni.
I paesi dei dintorni risposero con manifestazioni di esultanza per l'arrivo dei Cacciatori delle Alpi, mandando deputazioni a Garibaldi, e viveri alla valorosa brigata, ma militi pochi.
Varese e Malnate.
Varese, prima ancora che Garibaldi vi giungesse, animata dal Podestà che ne annunciava il prossimo arrivo, rovesciò gli stemmi austriaci, imprigionò i gendarmi e il commissario, e alla notizia che una colonna austriaca proveniente da Como era giunta ad Olgiate, temendo volesse assalirla, fece barricate e si preparò a valida difesa.
Garibaldi, ben lieto di quella prova di valore, vi giunse la sera, dopo avere tratto in inganno il nemico sulla via ch'egli voleva seguire, coll'avere mandato il battaglione di Bixio verso Laveno, dove gli austriaci tenevano un presidio nel forte, e una compagnia verso Gallarate.
Benchè piovesse dirottamente, l'accoglienza fu entusiastica.
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