Gli austriaci, vistisi assaliti con impeto di fronte e di fianco, non poterono più tener fermo, e, malgrado il loro numero superiore, si ritirarono su tutta la linea.
Era la prima volta che la maggior parte dei Cacciatori delle Alpi vedeva il fuoco, e tuttavia tutti quanti diedero prova d'un sangue freddo e d'una intrepidezza rari anche in vecchi soldati.
Al primo appressarsi della colonna nemica, Emilio Visconti Venosta, che seguiva Garibaldi come Commissario regio, aveva pubblicato un proclama ai varesini, in cui diceva: «Voi siete stati i primi a salutare la bandiera tricolore in Lombardia; voi sarete i primi a difenderla!» E molti cittadini, tutti quelli che avevano armi, corsero effettivamente alle barricate.
Che nessuno dubitasse della vittoria lo provavano le campane di Varese e delle vicine chiese, le quali, durante il combattimento, suonavano tutte, non a stormo, ma a festa.
Il combattimento di Varese fu subito seguìto da un secondo più aspro, nel quale rifulsero ancor di più il valore dei Cacciatori delle Alpi e il colpo d'occhio e la prontezza delle risoluzioni del loro duce.
«Il nemico si ritira, bisogna inseguirlo!», aveva esclamato Garibaldi, che dal belvedere della villa Ponti, a Biumo superiore, aveva veduto i suoi ordini magnificamente eseguiti, e osservate tutte le fasi del combattimento. E sceso nella strada, salito sul suo cavallo, lasciata una parte della brigata a Varese, si pose col resto all'inseguimento del nemico.
Gli austriaci, giovandosi dei pezzi d'artiglieria che avevano, si fermavano facendo fuoco a ogni posizione conveniente, ma si ritiravano all'avvicinarsi dei nostri.
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