Assaliti con impeto di fronte e sui fianchi, dopo un'ora di combattimento, gli ungaresi che difendevano San Fermo, l'abbandonarono. Gli austriaci, forti in Como e alla Camerlata, ritentarono pių volte di riprendere la posizione, ma i loro assalti furono sempre respinti, finchč a notte fatta si ritirarono tutti alla Camerlata.
In questo combattimento i Cacciatori delle Alpi ebbero quarantacinque feriti e undici morti. Fra questi, alcuni, come Cartellieri, Pedotti di Pavia (da non confondere coi fratelli Pedotti di Laveno, di cui uno fu ucciso un anno dopo a Milazzo, l'altro č il generale, oggi ministro della guerra) Battaglia, De Cristoforis, forti d'ingegno e dotti, che avrebbero potuto, vivendo, rendere non inutili servigi al paese nel campo politico e amministrativo. Carlo De Cristoforis, sovratutti, che nel libro Il Credito agrario e i contadini, pubblicato nel 1851, in cui, precorrendo i tempi, aveva indicato una giusta soluzione della questione agraria, e nell'altro Che cosa sia la guerra, aveva posto il principio fondamentale della strategia e della tattica, avrebbe potuto essere uno dei migliori statisti della unificata Italia, che ebbe tanti danni dall'inesperienza dei suoi dirigenti, non appena furono scomparsi i grandi artefici del novello Stato.
L'entrata di Garibaldi e dei suoi militi in Como, a notte avanzata, mentre gli abitanti erano ancora ignari della vittoria di San Fermo, fu salutata da accoglienze ancor pių entusiastiche di quelle di Varese. Il suono a festa delle campane, gli evviva, gli abbracciamenti d'uomini e donne e fanciulle, durarono pių ore.
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