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      Un giro di cento chilometri era stato eseguito in sei giorni a breve distanza dai corpi austriaci, senza che Giulay se ne avvedesse.
      Questa dislocazione (osserva il nostro Demetrio nelle sue giudiziose note inedite sulla guerra del 1859) fu, fra tutte le mosse eseguite dai due eserciti nemici nella breve campagna del 1859, «l'operazione strategica meglio riuscita, perchè condotta abbastanza bene in tutti i suoi particolari». È certamente «il fatto saliente di tutta la campagna», dice anche il generale Canonge.
      Ma se l'ardita mossa riescì meravigliosamente, ciò avvenne anche per la storditaggine degli austriaci. Perfino nel movimento da Vercelli a Novara, dovendo le truppe alleate esporre continuamente il fianco agli austriaci, se questi (fa qui notare il generale Moreno) con un rapido concentramento su Mortara, si fossero gettati in massa sopra Vercelli, od anche sopra Novara, l'esercito franco-piemontese poteva trovarsi seriamente compromesso.
      Soltanto quando seppe di corpi francesi già entrati in Novara, e di squadroni di esploratori nemici perlustranti la campagna circostante, Giulay ripassò in tutta fretta con tutto l'esercito sulla sinistra del Ticino, per essere a portata di opporsi da qualsiasi parte all'avanzamento degli alleati in Lombardia.
      A sua volta, nell'ultimo momento, il comando supremo degli eserciti alleati mancò di risolutezza e indugiò nel proseguimento della manovra, perdendo così il vantaggio di poter sorprendere il nemico, prima che questo avesse potuto concentrarsi sulla sua nuova fronte.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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