Rimasero feriti: 570 ufficiali e 9700 soldati francesi; 167 ufficiali e 5305 soldati italiani.
Degli austriaci perirono 91 ufficiali e 2261 soldati; rimasero feriti 485 ufficiali e 10,160 gregari. Lasciarono inoltre prigionieri: 54 ufficiali e 6890 soldati.
Dal che si rileva, come bene osserva Demetrio, che, mentre francesi e austriaci non perdettero, in morti e feriti, neanche la 12.a parte delle forze combattenti, i piemontesi invece lasciarono sul campo la sesta parte dei loro uomini.
Avemmo dunque una buona metà di soldati uccisi o feriti, non per la valentìa degli austriaci, ma per l'insipienza dei nostri generali, i quali, il generale Mollard in capo a tutti, dimostrarono coi loro atti di non conoscere il principio più elementare del loro mestiere, essere la vittoria decisa dalla massa adoperata in buon punto.
Se la legge militare fosse, verso i trasgressori delle buone regole nella condotta degli eserciti in guerra, così severa, come lo è sovente la legge civile verso chi è causa di morte a taluno per sua sventatezza, la guerra cesserebbe presto di essere uno sport sanguinoso, nel quale non pochi generali giuocano, più che la propria, la vita dei loro soldati.
Invece, all'indomani della battaglia di Solferino e San Martino, si son visti, nella relazione ufficiale del corpo di Stato Maggiore, i tragici e quasi delittuosi spropositi dei nostri generali tramutati in argomento di altissimo elogio. E giornalisti e letterati e storici patentati, facendo eco alle menzogne ufficiali, esaltarono come altrettanti eroi condottieri presuntuosi ed inetti, e, col ripeterle, le narrazioni ad usum delphini acquistarono valore di verità storica.
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