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      Le case, con larghe breccie nei muri, sono un seguito di rovine.
      «Gli abitanti portano in viso il segno dello spavento provato durante la battaglia.
      «Il suolo è coperto di avanzi di ogni sorta, di frammenti d'armi, d'oggetti d'equipaggiamento, di abiti macchiati di sangue.
      «I feriti che si raccolgono nella giornata sono pallidi, lividi, annientati.
      «Quelli che furono più gravemente colpiti hanno lo sguardo inebetito; sembra non comprendano ciò che loro si dice; guardano con occhi smarriti quelli che li soccorrono. Alcuni sono agitati da un fremito convulso. Altri hanno le piaghe aperte, in cui l'infiammazione già comincia a svilupparsi, e sono come pazzi di furore; implorano di essere uccisi, e col viso contratto si contorcono negli ultimi spasimi dell'agonia.
      «Altrove vi sono degli sventurati, che hanno le braccia o le gambe rotte dai carri d'artiglieria, che passarono sul loro corpo.
      «Gli scoppii d'obici, le palle coniche produssero fratture estremamente dolorose, le cui lacerazioni interne sono terribili.
      «In molti luoghi si trovano dei morti spogliati da ladri, che non rispettarono sempre neppure i feriti». Questi ladri non danno certamente testimonianza delle virili virtù decantate dallo storico Duruy, come prodotti della guerra.
      Fra i morti alcuni hanno la figura calma; son quelli che furono uccisi sul colpo. Gli altri hanno le membra contorte dall'agonia, il corpo coperto da macchie, le mani scavanti il suolo, gli occhi spalancati, stravolti, la bocca convulsivamente aperta, i denti serrati.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





Duruy