Questo movimento unitario Napoleone III lo giudicava contrario alle tradizioni ed agli interessi medesimi dell'Italia, che aveva avuto nelle sue epoche più belle prosperità e splendore dalla vita municipale e regionale.
Lo credeva perciò fittizio e creato sovratutto da agenti di Cavour, il quale, anche soltanto favorendolo, aveva apertamente mancato ai patti di Plombières.
In Francia questo movimento gli sollevava contro tutto il partito cattolico, che vi vedeva seriamente minacciata la sovranità temporale del papa.
Arrestandolo, l'imperatore costringeva Cavour a conformarsi al programma di Plombières, favoriva gli interessi della Francia, e, supponeva, anche quelli degli italiani, obbligandoli ad ispirarsi, nel loro risorgimento politico, alle loro migliori tradizioni e agli interessi particolari di ciascuna regione.
Su questo punto i calcoli di Napoleone III fallirono interamente.
Quel movimento ch'egli credeva fittizio, e creato dai soli agenti di Cavour, era invece il risultato d'una intensa propaganda fatta, dopo i rovesci del 1848 e '49, dalla democrazia, che comprendeva la parte più ardente della gioventù patriottica.
Credendo di arrestarlo, Napoleone III non solo lo rese generale e più forte, ma contribuì anche ad esagerarne il carattere, poichè, per salvare il principio dell'unità nazionale, avversato apertamente dal governo francese, parve ai dirigenti del movimento dell'Italia Centrale, buona politica quella dell'annessione pura e semplice, senza provvedere a preservare quella parte di autonomia regionale, che, col libero sviluppo degli interessi locali, avrebbe meglio giovato alla prosperità della patria comune.
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